ODRZ83
Recensione
"VER SACRUM"
DI
CAESAR
DICEMBRE 2023
L’EP Manrovesci, firmato dalla
sorprendente collaborazione di Elena M. Rosa Lavita e Arlo Bigazzi,
anticipa con maestria l’imminente lancio dell’album “D’altronde sono
sempre gli altri” per Materiali Sonori.
I destini incrociati dei due artisti,
ignari l’uno dell’esistenza dell’altro, si sono intrecciati
attraverso il progetto discografico di Luca Giuoco,
Collettivoinconscio vol. 1.
Disponibile esclusivamente in formato
digitale, l’EP si compone di due tracce originali e del remix di uno
dei brani ad opera degli ODRZ. L’ascolto di queste composizioni
promette prospettive affascinanti. Le atmosfere, intrise di oscurità
e claustrofobia, rivelano la distintiva abilità compositiva di Elena
M. Rosa Lavita, con la sua propensione unica alla manipolazione dei
suoni e un tocco gotico e tenebroso.
D’altra parte, Arlo Bigazzi dimostra
una comprensione profonda della visione musicale e dell’approccio
artistico di Lavita.
Nella traccia inaugurale,
“Manrovesci”, il basso emerge in primo piano, mentre la struttura si
presenta minimale e pacata. In “D’altronde sono sempre gli altri a
morire”, la musica si avvicina con decisione all’avanguardia,
trasportando l’ascoltatore in un viaggio attraverso luoghi popolati
da incubi sepolti nell’inconscio.
Il remix firmato dagli ODRZ mantiene
la coerenza con il loro stile, con sonorità marcatamente noise e
industrial.
L’ascolto di questo EP suscita
l’impazienza di attendere il prossimo album completo, che sono certo
non mancherà di soddisfare le aspettative.
Per chi desidera esplorare questa
straordinaria proposta musicale, l’EP è disponibile su Bandcamp:
https://rosalavita-elenam.bandcamp.com/album/manrovesci-ep
ODRZ75
Recensione
"VER SACRUM"
DI
CAESAR (CD - HELLBONES RECORDS, 2021)
09 MARZO 2021
ODRZ è un progetto italiano post
industriale che si è sempre caratterizzato per un approccio
estremamente corrosivo alla materia sonora.
In questi tempi cupi e apocalittici
che stiamo vivendo, nonostante la pandemia, non è mai venuto meno il
sacro fuoco dell’ispirazione, quasi ci fosse l’intenzione di
comporre una colonna sonora della nostra situazione attuale.
Così nel 2020, fra mille difficoltà,
ODRZ è riuscito a registrare 4 tracce che compongono il cd ODRZ75
pubblicato dalla Hellbones Records.
Già dal primo brano veniamo immersi
in un’atmosfera malsana e putrida: siamo di fronte ad un
post-industriale oscuro e deflagrante con rimbombi in sottofondo. Il
suono è stratificato e magmatico.
La seconda traccia continua sulla
stessa falsariga facendo emergere il nostro Sé più profondo. Si
tratta di una sorta di viaggio psichico nel nostro inconscio alla
ricerca di quello spazio interiore di cui parlava il grande
scrittore di fantascienza James Graham Ballard. Mi sono venuti in
mente, almeno a livello di sensazione, i primi Cranioclast, quelli
di un classico come Koitlaransk.
Anche la seconda parte di questo
lavoro non è da meno: le ambientazioni sono astratte con elementi
noise sullo sfondo.
La traccia conclusiva è poi
particolarmente incisiva nella sua descrittività di paesaggi
interiori ed esteriori devastati con un finale profondo e desolato.
In definitiva ODRZ si conferma come
uno degli artisti più interessanti in ambito post-industriale e
credo che quanto abbiano seguito o seguano ancora questo suoni non
dovrebbero lasciarsi sfuggire questo cd.
Disponibile su Bandcamp:
https://hellbonesrecords.bandcamp.com/album/odrz-odrz75 .
"Prima
Opera"
di ODRchestra
ODRZ74
Recensione
"ROSA SELVAGGIA"
ODRCHESTRA
Prima Opera
Cassetta (Luce Sia)
Con questa uscita, il duo ODRZ concretizza e consegna ai posteri i
risultati di un interessante esperimento condotto verso la fine del
2019 insieme ad una ristretta cerchia di musicisti della scena
post-industrial. ODRchestra è di fatto una “piccola orchestra
sinfonica moderna”. Piccola perché formata oltre al duo lombardo, da
Marco Casiraghi agli strumenti, Enrico Ponzoni, Carlo Monti, Icydawn,
e la coppia Luca di Nenno e Marco Vidale dei Lotte, ai
sintetizzatori.
È un’orchestra perché gli strumenti portati sul palco sono tanti e
vari: chitarre, voci, strumenti autocostruiti, sintetizzatori,
ritmiche elettroniche.
Sinfonica, perché i brani presentati hanno passaggi, atmosfere e
strutture tipiche delle sinfonie, ma nessuno si illuda di trovarsi
di fronte ad armonie celestiali, quanto piuttosto a strutture
rumoristiche organizzate. E infine moderna come l’ambito in cui si
muove, che è l’industrial noise tipico degli ODRZ.
La cassetta consta di due movimenti da circa 13 minuti l’uno, uno
per lato, fatti di improvvisazioni abrasive, sopra le righe e
allucinatorie in cui ognuno dei componenti sembra aver dato sfogo al
suo estro, ma incanalandolo in un unicum equilibrato insieme gli
altri elementi dell’ensemble, risultando in un felice episodio della
nostra storia musicale recente.
Sito Web:
https://lucesia.bandcamp.com/album/076-odrchestra-prima-opera-2
(M/B’06)
ODRZ70
Recensione
"ROSA SELVAGGIA"
Gli ODRZ incontrano Sisto Palombella per una inconsueta quanto
sorprendente collaborazione, a giudicare dai risultati.
Palombella, partendo dal suono tradizionale del synth accordion
(fisarmonica con elettronica incorporata) si immerge nel caos
turbine rumoristico degli ODRZ, arrivando insieme a loro ad ottenere
una sorta di krautrock estremo, la Kosmische Musik dei tempi
moderni, visionaria come lo furono i Popol Vuh o i Tangerine Dream
di “Zeit”, ma ruvida e gorgogliante come la poetica ODRZ vuole.
Due suite da oltre dieci minuti l’una, una sorta di accenno a quello
che può essere l’asse portante di un’intera discografia e che
probabilmente più d’un ascoltatore apprezzerebbe se venisse portata
avanti.
Per il momento ci si può godere questo sogno ad occhi aperti.
ODRZ70
Recensione
"VER SACRUM"
DI
CAESAR (CD - HELLBONES RECORDS, 2020)
28
AGOSTO 2020
Davvero strana e particolare questa collaborazione fra ODRZ, storico
progetto post industriale italiano e Sisto Palombella, virtuoso del
synth accordion (si tratta della fisarmonica con elettronica
incorporata).
In pratica nasce da una sessione di registrazione di ODRZ66 di cui
ho di recente parlato qui su Ver Sacrum (si tratta di Opera prima)
in cui possiamo trovare il meglio della scena post industriale
italiana attuale.
ODRZ e Sisto Palombella, per l’occasione, hanno registrato 2 tracce
di una dozzina di minuti l’uno.
Dico subito che il risultato è sorprendente e va oltre le sterili
classificazioni dei generi musicali.
Indubbiamente si tratta di 2 artisti differenti fra di loro ed era
in effetti difficile capire cosa ne poteva uscire.
Il primo impatto è molto straniante: a farla da padrone sono i suoni
del synt accordion di Sisto Palombella su cui ODRZ inserisce
qualcuno dei suoi tipici strumenti elettronici.
Non sembra di ascoltare musica industrial ma qualche compositore
minimale in vena di stranezze.
Le atmosfere sono spettrali ed inquietanti: si percepisce una
tensione sotterranea che cerca di emergere dall’abisso.
Traspare da queste composizioni quasi un senso del sacro: è come se
i 3 musicisti ci stiano trasportando in un’altra dimensione. Si
tratta di una musica ondulata e liquida che evoca immagini oniriche.
In alcuni momenti il contrasto fra i 2 diventa palese e il risultato
assomiglia a qualche bizzarria stile Nurse With Wound.
Disponibile su Bandcamp:
https://hellbonesrecords.bandcamp.com/album/odrz-sisto-palombella-odrz70
Web:
https://hellbonesrecords.bandcamp.com/
"Prima
Opera"
di ODRchestra
ODRZ74
Recensione
"SODAPOP"
24/08/2020
WRITTEN
BY MARCO GIORCELLI
ODRchestra – Prima Opera (Luce Sia, 2020)
Questo lavoro nasce dall’improvvisazione di diversi artisti del
circuito Luce Sia, tra cui lo stesso patron Sacha Rovelli (Icydawn),
e si dipana in due lunghe suite (una per ogni lato della cassetta)
all’insegna di echi ambientali, clangori e torride urla inumane.
Come potete immaginare non vi è alcuna concessione melodica nel
progetto che al contrario va assorbito senza freni o resistenze come
un unico flusso di percezioni che dovrebbero valicare l’apparato
uditivo procedendo per evocazioni di “altro”.
Un “altro” che risiede nella memoria individuale e che viene
sollecitato da alte frequenze e smottamenti tellurici tutt’altro che
lievi. L’ennesimo lavoro “difficile” dell’etichetta svizzera che
ancora una volta si conferma tra le poche vicine realtà di un certo
spessore intellettuale e che, nonostante le innegabili intemperie
storiche, resiste, proprugnando dischi per espandere le percezioni e
trascendere la materia. Sostenere e diffondere senza remore.
Particolare menzione per il bellissimo artwork di ispirazione
Deutsche Grammophon che impreziosisce ulteriormente il lavoro e da
un certo punto di vista gli dona quella leggerezza di spirito
necessaria per avvicinarsi a queste operazioni.
"Prima
Opera"
di ODRchestra
ODRZ74
Recensione
"VER SACRUM"
di Caesar-(Audio cassetta - LUCE SIA, 2020)
10 Agosto 2020
ODRchestra è un progetto di musica post industriale che ha una
genesi molto particolare.
Nasce nel dicembre 2019 dopo una serata di musica improvvisata fra 8
musicisti della scena noise e sperimentale italiana fra cui Marco
Casiraghi, Carlo Monti, Enrico Ponzoni, il mitico Sacha Rovelli
(boss della Luce Sia con Nebojsa Bacic e mente dell’act Icy Dawn),
Luca Di Nenno e Marco Vidale dei Lotte oltre ad AM e MM degli ODRZ.
In realtà, sotto il monicker ODRZ66, sessioni di musica improvvisata
si sono tenute ogni venerdì per tutto il 2019 presso lo studio i
registrazione degli ODRZ con la partecipazione di ospiti anche non
italiani. Le 2 tracce registrate il 27 dicembre 2019 sono state
scelte per la pubblicazione (da parte di Luce Sia) di una cassetta
di 26 minuti in sole 70 copie numerate.
ODRchestra si definisce come una piccola orchestra sinfonica. Forse
questa denominazione (e il titolo della cassetta
Prima opera)
potrebbe ingannare qualcuno.
Ma è bene spazzare via subito tutti gli equivoci: siamo di fronte ad
“un’opera di musica industrial” senza compromessi.
Si tratta, a ben vedere, di una sorta di sinfonia del rumore.
Nelle note di copertina si dice espressamente che le tracce presenti
“hanno strutture, passaggi, sonorità e atmosfere tipiche delle
sinfonie”. Il risultato finale è realmente ossessivo e paranoico:
siamo di fronte ad ambientazioni industrial cupe e mininali.
Nel primo movimento si respira un’atmosfera di Apocalisse imminente
con delle voci allucinate che emergono da un magma ribollente e
abrasivo (mi sono venuti in mente i Current 93 di
Nature Unveiled).
Il secondo movimento inizia in maniera pacata ma poi la musica
diventa via via sempre più deflagrante e rumorosa in quello che è un
vero e proprio viaggio verso l’abisso.
Per cultori del noise.
Disponibile su Bandcamp:
https://lucesia.bandcamp.com/album/076-odrchestra-prima-opera-2
ODRZ70
Recensione
"ASCENSION MAGAZINE"
04-08-2020
ODRZ
+ Sisto Palombella - "ODRZ70" (CD Hellbones Records)
Una sola parola.....spiazzante.
Un duo vetero industral-noise incontra un artista di strada fornito
di fisarmonica con elettronica (synth accordion). Sibili,
oscillatori, rumore bianco, filtri di MS-20 incontrano passaggi di
accordi tastieristici, quasi da organo: incredibile come Sisto
riesca a tirare fuori suoni del genere da uno strumento
monodimensionale come la fisarmonica (pur sempre modificata).
E' molto difficile equilibrare due fonti di suono cosi' diverse ma,
devo dire che l'amalgama é perfetto, non c'e' un sopravanzare
dell'uno sull'altro.
La musica trascina l'ascoltatore in un vortice di suoni in tensione
a levare dove le trame si incupiscono col passare del tempo.
La fisarmonica traccia il solco infernale e ODRZ lo riempie con la
psichedelia di reminiscenze di effetti speciali fantaorrorifici. Due
tracce due, ventiquattro minuti tra l'avant garde e il cosmico in un
crescendo siderale.....
Voto 8/10
https://hellbonesrecords.bandcamp.com/album/odrz-sisto-palombella-odrz70
"Prima
Opera"
di ODRchestra
ODRZ74
Recensione
"Darkroom Magazine"
(Luce Sia)
30-07-2020
Time: MC (26:00)
Rating : 6
Progetto estemporaneo formato da otto membri, parte dei quali già
apparsi in progetti come Icydawn e ODRZ, ODRchestra si pone a metà
tra la sperimentazione, l'improvvisazione e le partiture sinfoniche.
Nato nel 2019, vede l'unione di strumenti classici, nuove creazioni
preparate e partiture elettroniche, fatto che rende il disco un
crocevia stilistico accostabile ai mélanges di gente come Nurse With
Wound, sebbene qui siamo dinnanzi a musica e rumori suonati e solo
in minima parte "recuperati" da fonti esterne.
L'intreccio vede un andamento in parte lineare e in parte ritmico,
arricchito da ripetizioni cadenzate di elementi elettroacustici e
noise su cui si incastonano sezioni tonali estemporanee, ma anche
tappeti tonali continui.
Il primo movimento è un mix controllato in cui il noise tranquillo
si lascia condurre da moti ondulatori più o meno estremi.
Il secondo movimento vede esplosioni più tirate dove il miscuglio
sonoro diventa concatenazione di spunti molteplici, aggrovigliati in
soluzioni che possono ricordare alcune improvvisazioni live di
Orridge, minimali ed evocative, lisergiche e provocatorie.
Spunti ironici si uniscono a citazioni, fatto evidente già dall'artwork
che riprende il marchio della Deutsche Grammophon, nonché dal
montaggio dei volti ripetuto all'infinito.
Lavoro volutamente ostico e sperimentale, nato dall'urgenza
artistica di esprimersi e comunicare senza rivolgersi ad un pubblico
ben definito.
Edito solo su nastro in una tiratura di appena 70 copie.
Michele Viali
ODRZ70
Recensione
"METALHEAD"
Di
redazione666
24 Luglio
2020
ODRZ & SISTO
PALOMBELLA – “ODRZ70”
(Hellbones Records)
Congiunzione contorta, assurda ed improbabile. Oltre che
dannatamente geniale.
Ordz è un duo dedito alla sperimentazione musicale, in ambito
industrial-noise.
Sisto Palombella è invece un fisarmonicista non convenzionale, il
quale usa lo strumento anche in versione con elettronica incorporata
(synth accordion).
Assieme, le due entità hanno dato vita a queste due stranissime
tracce, le quali attivano nella mente dell’ascoltatore uno stato di
trance, tra l’eccitante ed il rilassante, tra il frenetico e
l’onirico.
I suoni digitali, ambient e campionati degli Odrz creano paesaggi
psichedelici intensi, scenari oscuri che si alternano a visioni
luminose… il tutto sferzato dalle divagazioni soliste del
Palombella, generando sensazioni tra il moderno ed il classico, il
terrestre ed il cosmico, con una immensa direzione avant-garde che
non rifiuta di citare certi favolosi eccessi tipici del Tango più
rivoluzionario.
Suoni siderali e fisarmonica libera da ogni regola.
Freddezza industriale e poesia melodica.
Il gusto asettico di rumori inquietanti, pulsazioni ad alta
frequenza e vibrazioni galattiche, reso carnale, riportato
all’origine, agli inizi, all’alba… verso un nuovo misterioso ed
eccitante tramonto.
(Luca Zakk) Voto: 8/10
"The
End Of The Beginning / The Beginning Of The End"
ODRZ64
Recensione
"Darkroom Magazine"
18-11-2019
MONOFONIC ORCHESTRA/ODRZ
(Luce Sia)
Time: VIN 7 poll. (11:02)
Rating : 7
Curiosa sperimentazione immortalata dalla notevole label Luce Sia
durante un live milanese risalente al marzo del 2018, frangente in
cui venivano fuse due anime sonore estremamente distanti: da un lato
Monofonic Orchestra, progetto di Maurizio Marsico, e dall'altro ODRZ,
in pratica la disco-synth-music ripetuta in loop e creata su toni
insistenti e stranianti e le vibrazioni noise assemblate senza mezzi
termini.
Due opposti che si toccano nella loro linea tonale insistente e
continua, generata da un'emissione costante, elettrificata in
un'onda perpetua che si propaga all'infinito in un mare di
sinteticità figlia degli anni '80, ma anche della volontà di
scollegarsi da riferimenti precisi e di staccare il cordone che lega
i suoni a qualcosa di concreto o di contingente. Il primo pezzo,
"The End Of The Beginning", ha un andamento più divertito e
smaliziato in cui la disco contrasta con i rumori grezzi; l'altro
pezzo, "The Beginning Of The End", mostra una capacità di sintesi
tonale più spiccata, dove gli opposti si fondono e l'elettronica
retrò diventa un unicum superando le divisioni tra noise duro e
synth di marca space.
Le due tracce vengono fissate su un 7" esclusivo con tiratura a 250
copie e immancabile "punctured" larga, come da tradizione anni
'70/'80.
Una bella sorpresa risalente ormai al 2018, ma comunque da
recuperare per chi già non lo avesse fatto.
Michele Viali
http://www.odrz.org/
https://lucesia.bandcamp.com/
ODRZ67
Recensione
"Ver Sacrum"
Caesar in Recensioni
ODRZ: 67
Nuova uscita per lo storico progetto post industriale italiano degli
ODRZ.
Si tratta di un nome oscuro che ha attraversato la scena italiana
degli ultimi anni in maniera sotterranea.
Il nuovo lavoro, intitolato 67, esce per l’etichetta spagnola Marbre
Negre.
ODRZ ha sempre fatto una musica dura e senza compromessi e, per
l’occasione, non si smentisce. Le 3 tracce di “67” si caratterizzano
per la presenza, in ognuna di esse, di 3 voci femminili.
Nel primo brano – “Assign” – troviamo ospite Braconidae di cui, di
recente, ho avuto modo di parlare in maniera positiva del suo ultimo
disco. Le ambientazioni elettroniche sono cupe ed evocano scenari
da cronache del dopobomba mentre, sullo sfondo, Braconidae recita un
testo delirante.
Nella seconda parte la musica diventa pero’ piu’ pacata e melodica
svelando soluzioni melodiche inedite e molto interessanti. Nella
successiva “ἀρετή”,
con Laura Agerli alla voce, l’atmosfera generale vira decisamente
verso l’esoterico e l’occulto. La Augerli recita un testo
parareligioso dai contenuti inquietanti: il tutto suona,
sinceramente, un po’ naif e ricorda certe cose dei primissimi Ain
Soph, quelli, per intenderci, della trilogia magico rituale di I, II,
e III.
La conclusione e’ affidata a “I 44 giorni di Junko”. In questa
traccia, in cui troviamo ospite LaMetàfisica, se possibile, la
musica diventa ancora piu’ devastante e da suicidio. Possiamo
ascoltare sonorita’ harsh noise allucinate e corrosive che dipingono
scenari post apocalittici. L’illustrazione raffigurata in copertina
– un’opera di arte contemporanea – e’ opera della storica
collaboratrice di ODRZ Loredana Mandressi.
Disponibile in cd, su Bandcamp e in un digifile apribile:
https://marbrenegre.bandcamp.com/album/67
.
ODRZ67
Recensione
"Darkroom Magazine"
04-07-2019
ODRZ "67"
(Marbre Negre)
Time: CD (28:25)
Rating : 5
Progetto italiano di stampo noise industriale, ODRZ continua con
questo "67" il suo percorso stilistico aspro basato sì su toni duri,
ma aperto ad intrecci semi-melodici con effetti contrastanti che
rimandano a varie realtà della scena underground mitteleuropea.
Questo nuovo lavoro è composto di tre lunghe tracce, caratterizzate
dalla presenza di una vocalist femminile diversa per ognuna di esse.
Anche i suoni riescono a spaziare su soluzioni diverse, rimanendo
però fedeli ad un imprinting di base che è marchio di fabbrica di
questo act. L'avvio di "Assign" mescola esiti ferrosi e cupi con
grovigli stridenti in un incedere che non sembra voler seguire una
logica precisa, salvo assestarsi nei paraggi di folate ambientali
torbide e tetre. A fare da contraltare la voce di Braconidae, che
intona una litania inquietante.
La traccia successiva insiste più su cacofonie e rutilanti passaggi
post-industriali, le voci - non indimenticabili - imbastiscono un
recitativo sacral-ritualistico mentre, sullo sfondo, si dimenano
rumori sintetici con disimpegni tonali quasi anni '70.
La chiusura rincara la dose sulle cacofonie analogiche, sebbene la
resa audio rimbombante non aiuti a seguire il marasma noise, che non
disprezza retaggi di scuola giapponese. Nel complesso "67" appare
freddo, a tratti cervellotico, sempre in bilico tra la necessità
velata di stabilire un legame comunicativo con l'ascoltatore e il
piacere di assalirlo senza mezzi termini.
In linea con altre produzioni del monicker, ma con alcuni limiti
evidenti di resa audio. Disponibile sia in file scaricabile tramite
Bandcamp che in un essenziale digifile apribile.
Michele Viali
http://www.odrz.org/
https://marbrenegre.bandcamp.com/
"The
End Of The Beginning / The Beginning Of The End"
ODRZ64
Recensione
"BLOW-UP Febbraio 2019"
"The
End Of The Beginning / The Beginning Of The End"
ODRZ64
Recensione
"Rosa selvaggia"
MONOFONIC ORCHESTRA + ODRZ
The end of the beginning / The beginning of the end
7” (Luce Sia)
Maurizio Marsico, nome storico della scena sperimentale anni
Ottanta, e il duo ODRZ si sono incrociati il 24 marzo 2018 per un
live congiunto al Reverso Festival a Milano: ne è nato uno storico
episodio di quello che la scena italica può offrire come estrosità
ed avanguardia e la svizzera Luce Sia ha pensato bene di
immortalarlo con un 7” che raccoglie frammenti selezionati di quella
performance, con due brani in cui le filosofie dei due progetti si
fondono perfettamente: nel primo lato un diluvio di frequenze
scandite da ritmi forsennati trascina l’audience per circa cinque
minuti, preparando il terreno per il lato b, più sognante e
astratto, ma sempre scandito da incursioni noise/industrial
abrasive.
Single molto interessante, che si auspica possa avere un seguito,
magari con uno split vero e proprio nei mesi a venire.
Sito web:
http://www.odrz.org
(M/B’06)
"The
End Of The Beginning / The Beginning Of The End"
ODRZ64
Recensione
"Ver Sacrum"
MONOFONIC
ORCHESTRA, ODRZ: THE END OF THE BEGINNING / THE BEGINNING OF THE END
DI
CAESAR (7" - LUCE SIA, 2018)
RECENSIONI 12 FEBBRAIO 2019
Esce, per la sempre attenta LUCE SIA The End Of The Beginning / The
Beginning Of The End, una curiosa collaborazione fra Monofonic
Orchestra e ODRZ. Dietro la sigla Monofonic Orchestra si cela
l’influente figura di Maurizio Marsico: si tratta di uno
sperimentatore che si diverte – come da lui dichiarato – “a far
impazzire sintetizzatori”.
Oltre che con Monofonic Orchestra è attivo anche – fin dagli anni
’80 – con le sigle The Space Boys, Fontana, Frisk The Frog e Soul
Boy e anche con il suo nome. ODRZ è invece il progetto post
industriale di Massimo Mascheroni e Antonio Maione. In pratica si
tratta di una registrazione live effettuata a Milano il 24-03-2018
per celebrare la scena italiana della disco music di cui Maurizio
Marsico ha fatto parte.
Marsico è, in ogni caso, un musicista colto ed eclettico che ha
diviso la propria carriera fra ammiccamnenti spudorati alla disco
music di consumo e sperimentazioni elettroniche radicali non lontane
da certa Cosmica tedesca.
Ha
così un solido background di musica di avanguardia e non ha nascosto
la sua passione per il grande musicista minimalista Terry Riley.
Siamo di fronte ad una performance radicale che riprende –
attraverso un processo sonoro di destrutturazione e ricostruzione –
delle tracce dell’ultimo lavoro di Monofonic Orchestra ovvero “Post
Human Folk Music”, un disco molto electro-minimale e devoto ai
Kraftwerk.
L’apporto industrial di ODRZ contribuisce a rendere l’ascolto
straniante e surreale: sembra una techno acida e fuori di testa che
mi ha ricordato Love’s Secret Domain dei Coil, un lavoro che ha
avuto un’influenza sotterranea su molta elettronica. La
registrazione live è stata effettuata in mono: il vinile proposto da
LUCE SIA propone una selezione di alcune parti del concerto che,
successivamente, sono state mixate.
Edizione limitata di 250 copie.
Disponibile su Bandcamp:
https://lucesia.bandcamp.com/album/065-monofonic-orchestra-odrz-the-beginning-of-the-end-the-end-of-the-begining.
"The
End Of The Beginning / The Beginning Of The End"
ODRZ64
Recensione
"IL MANIFESTO"
Musiche oltre le gabbie sonore
leggi lo stampato
- Cecilia Ermini, 19.12.2018
Note sparse.
Gli Odrz - coppia di sperimentatori da quasi vent'anni sulla scena,
pubblicano un live in 7 pollici che documenta una performance con la
Monofonic Orchestra.
Coppia di sperimentatori
industrial noise,
ODRZ (Antonio Maione e Massimo Mascheroni) fin dagli albori hanno
scardinato le coordinate soniche, spaziando dalla musica concreta
all’ambient fino all’audio-astrattismo senza dimenticare un aspetto
performativo capace di dialogare con le altre arti.
Per gli ODRZ tutti gli spazi, le strutture, gli oggetti e gli
abitanti del mondo si tramutano, tramite opportuni interventi
artistici, in oggetto di sonorizzazione e proprio nei liquidi solchi
del genere si colloca l’ultimo lavoro del duo, live in 7 pollici che
documenta una performance insieme a Monofonic Orchestra.
Un’improvvisazione, senza alcun canovaccio iniziale, che ha dato
come risultato finale molto di più che non la somma delle due entità
ma bensì un «sentire comune» che ancora, fortunatamente, privilegia,
all’interno di gabbie sonore sempre più digitali, la fisicità quasi
politica dello strumento.
"Gaslighting"
di BRACONIDAE
Recensione
"ONDA ROCK"
Braconidae Gaslighting
2018 (Luce Sia) | drone music, dark-ambient, post-industrial
di Marco De Baptistis
Braconidae è l’alias dietro cui si cela Emiliana Voltarel, già
tastierista in band di stampo gothic-rock come Yabanci e Bazalt. Il
suo debut-album solista, intitolato “Gaslighting”, esce in vinile
per la label svizzera Luce Sia. Siamo di fronte a un lavoro
interessante: una cupa (ma mai banale) elettronica post-industrial
in cui far confluire sia oscurità noise/drone ambient (in
“Saturnalia” e “Amygdala”), sia suggestioni ritmiche
electro-industrial che all’occorrenza si fanno abbastanza minimali e
soffuse (“Time Capsule” e “Obsessive Similarity”).
L’artista torinese sembra guardare contemporaneamente verso certi
Coil anni Novanta e verso un dark-ambient evoluto alla Lustmord, ma
non solo. Il tutto, sembra decisamente - e fortunatamente -
proiettato in avanti. Possibili confronti con lavori recenti di
artisti come Drew McDowall, Hiro Kone o Puce Mary (nei suoi momenti
meno noise e caustici) non sarebberi poi così peregrini, specie
ascoltando brani come l’onirica “Fat & Feeder” ma anche le abrasioni
noiseggianti di un brano come “Amygdala”, che vede anche la
partecipazione dei milanesi ODRZ.
L’album ha idee e spunti molto validi come, ad esempio, la buona
“Obsessive Similarity” con la collaborazione di Gerstein, ovvero
Maurizio Pustianaz. Anche l’ansiogena “Time Capsule”, di cui è stato
realizzato anche un video, non delude affatto mostrando una buona
capacità di creare tensive atmosfere ipnotiche. “Gaslighting” mette
in gioco vari e notevoli spunti, in alcuni casi da focalizzare e
concretizzare in uno stile personale forse un po´meno dispersivo, ma
Braconidae è sicuramente un progetto che mostra interessanti
potenzialità future.
(06/12/2018)
"Gaslighting"
di BRACONIDAE
Recensione
"Sodapop"
12/09/2018
Written by: Emiliano Zanotti
Braconidae – Gaslighting (Luce Sia, 2018)
Viene da lontano la storia di
Gaslighting,
vinile dove Emiliana Voltarel, in arte
Braconidae,
concretizza anni di vita e di esperienze, dalla militanza in band
dell’area indie e dark torinese (ViolaShiva,
Yabanci,
Bazalt)
a collaborazioni con avanguardisti dell’ex capitale sabauda come
Gerstein
e DsorDNE;
in effetti, per quanto ciò che l’album esprime sia comprensibile ad
ogni latitudine, un certo spirito oscuro che emerge dai solchi porta
innegabilmente il marchio della città, dei suoi fantasmi, delle sue
visioni: il particolare che si fa universale.
Ciò è evidentissimo in un pezzo come
Time Capsule
(non a caso scelto per il video promozionale), che fra synth
spettrali, ritmi che echeggiano tribalismi lontani e voci recitate,
ci proietta in un’atmosfera crepuscolare e molto cinematografica che
ritroveremo spesso nel disco, non disgiunta da un certo spirito pop
che rende i brani di buona presa pur non concedendo nulla alla
faciloneria.
Affini sono Fat
& Feeder, eterea e dubbeggiante, con voci sussurrate ad
accavallarsi, e la conclusiva
Gaslighting,
dove dialoghi concitati si alternano a ritmiche serrate, strizzando
l’occhio al lato più rumoroso del lavoro. Questo è inaugurato dalla
collaborazione con
ODRZ
in Amygdala,
dove il rumore post-industriale del duo milanese è fatto
sorprendentemente convivere con melodie sommesse di synth, e trova
valida continuazione nel nuovo incontro con Gerstein per
l’elettro-industriale
Obsessive Similarity
e nello scuro strumentale
A Short Life,
prima lento e inquietante, poi animato da rapidi battiti metallici.
Se, tornando all’inizio, pensiamo che il disco viene aperto dalla
bellissima
Lupercalia, voce, ritmi e synth cosmici che danno forma
più a un’evocazione che non a una semplice canzone, ci apparirà
chiaramente il quadro di un lavoro sofferto e poetico dove ogni
brano è una cartolina con notevole profondità di campo che ferma
alla perfezione un attimo, ma sembra farlo, più che per renderlo
eterno, per poterlo meglio esorcizzare. Si ascolta con piacere
Gaslighting
ma appena sotto la superficie si agitano fantasmi col lo rendono un
album nient’affatto facile.
"Trialogo
fra Maurizio Marsico (MONOFONIC ORCHESTRA) e Antonio Maione e
Massimo Mascheroni (ODRZ)"
SPAZIO CONCEPT - Milano
Testo
in PDF
"ODRZ60
Sinfonia n.2"
Recensione
"Frequencies"
ODRZ – ODRZ60 – Symphony No.2
Avere discografie sterminate è nella tradizione del noise-industrial:
l’ensemble del milanese ODRZ giunge con questo lavoro al
sessantesimo album, che non aggiunge nulla alla cifra stilistica
della band (disagio al sapore di efferatezze) pur mantenendosi su un
livello medio elevato, il mestiere ha il suo peso. Mi piace pensare
che da qualche parte ci sia un collezionista giapponese che possiede
la produzione completa degli ODRZ.
"GASLIGHTING"
partecipazione di ODRZ con ODRZ57
Recensione
"Ver Sacrum"
BRACONIDAE: GASLIGHTING
DI CAESAR (LP - LUCE SIA, 2018) RECENSIONI 21 AGOSTO 2018
Avevo gia’ parlato di Braconidae a proposito del primo EP pubblicato
su CDr e cassetta.
Ora esce per la LUCE SIA, in edizione in vinile limitata a 200 copie
con il codice per il download della versione digitale, il primo
disco intitolato Gaslighting.
Anche in quest’occasione la tastierista Emiliana Voltarel, titolare
del progetto, si e’ fatta coadiuvare da elementi di spicco della
scena post industriale italiana come Maurizio Pustianaz aka Gerstein,
ODRZ e Marco Milanesio che si sono occupati anche del missaggio
delle tracce.
Non posso non confermare le impressioni positive dopo l’ascolto del
precedente EP Magnetic Reel: ci troviamo di fronte ad un’elettronica
glaciale ma che racchiude, in realta’, un’anima.
Dietro alla composizione di Gaslighting si avverte un rigoroso
lavoro di studio: i suoni stratificati non sono casuali ma sono
stati scelti attraverso una ricerca che riuscisse a portare alla
luce lo stato d’animo dell’artista e il suo universo.
Ascoltando il disco sembra di fare una sorta di “viaggio al di la’
del tempo e dello spazio” nelle profondita’ abissali del cosmo.
Le pulsazione elettroniche della traccia iniziale “Saturnalia” ci
immergono in un’atmosfera ipnotica e rituale proiettandoci in una
dimensione cupa e profonda.
In “Amygdala” possiamo ascoltare il suono di animali sconosciuti
appartenenti ad un altro pianeta mentre la successiva “Time Capsule”
e’ siderale e cosmica e prefigura un futuro non cosi’ lontano. Dopo
le ambientazioni pacate e minacciose di “Fat & Feeder” siamo avvolti
dagli inquietanti sibili e ronzii di “Obsessive Similarity” che
dipingono un paesaggio futurista.
I clangori di “A Short Life” e le atmosfere dark industrial della
title’track chiudono in maniera perfetta un disco che non esito a
consigliare agli amanti dell’elettronica piu’ oscura e del dark’ambient.
Disponibile su Bandcamp al seguente link:
https://lucesia.bandcamp.com/album/056-braconidae-gaslighting
"1st LUCE SIA meeting"
- Live at SPAZIO LIGERA - 28/10/2017
27 Dicembre 2017
-
Recensione
'Sodapop'
http://www.sodapop.it/phnx/fa-r-o-d-r-z-mulo-muto-28102017-spazio-ligera-milano/
27/12/2017
LIVE
WRITTEN BY:
EMILIANO ZANOTTI
F:A.R./O.D.R.Z./Mulo
Muto –
28/10/2017 Spazio Ligera (Milano)
Una
serata Luce Sia al sempre attento Ligera è una buona ragione per
convergere su Milano, tanto più se il cartellone offre un insperato
concerto dei leggendari F.A.R. con gli ormai collaudati padroni di
casa O.D.R.Z. e i frontalieri Mulo Muto a fare da scudieri; tutti
nomi che l’etichetta Svizzera ha saputo valorizzare pubblicando ai
conterranei Attila Folklor e Joel Gilardini un nastro in
coabitazione con SShe Retina Stimulants, al duo milanese una
collaborazione con MB che è una delle cose migliori nella recente
produzione (invero non indimenticabile) del leggendario musicista e
alla band di Mauro Guazzotti Mechanics & Music (Nastri’81– ’85),
una compilation in doppio CD che raccoglie i tre demo prodotti
nell’arco di quei quattro anni (Duello Sul Cervello,Final
Alternative Relation,F:A.R. Prosthesis-Lust).
Proprio questa raccolta ci ha permesso di apprezzare quanto poco sia
invecchiata la musica del gruppo savonese e quanto al tempo fosse in
anticipo su molte proposte, non solo italiane e non solo in campo
postindustriale (nei brani si colgono le propaggini più estreme del
post-punk e, ad esempio in un brano ipnotico come Lights In The Deep,
i prodromi di tutto il noise rock del giro Trance Syndicate
mischiati con suggestioni industrial-sinfoniche).
Va
da sé che la resa live – a tanta distanza da quegl’anni e nonostante
i buoni report di chi li aveva visti lo scorso anno in compagnia dei
Sigillum S – rappresenti un’incognita, ma il meteo propizio di fine
ottobre, con la totale assenza di nebbia, invita alla trasferta.
Il
Ligera stavolta si presenta con un allestimento particolare della
sotterranea sala concerti: amplificazione quadrifonica sistemata
agli angoli e un secondo palco ai piedi della scala d’accesso.
L’altro, quello solito, è nascosto da una miriade di palloncini
bianchi dietro cui, ci dicono, si esibiranno i F:A.R..
Al
solito il pubblico è lento nel finire la cena e solo verso le 23
siamo in numero sufficiente per consentire l’apertura delle danze a
Mulo Muto: droni di chitarra e smanettamenti analogici sembrano
prima voler evocare le nebbie e poi gettarci nei più profondi ed
oscuri fondali. La seicorde rivela la sua natura solo verso il
finale quando le atmosfere si fanno più ariose e il pubblico può
sfruttare la sistemazione dell’impianto audio variando il punto
d’ascolto e cogliendo ogni volta accenti particolari.
Senza soluzione di continuità gli O.D.R.Z. prendono posizione sul
finire dell’esibizione dei due elvetici e partono senza complimenti
con noise granulare e urla distorte, un benvenuto per stomaci forti.
Sopravvissuti alla terapia d’urto la cosa si fa meno estrema ed è
più che benvenuta una certa varietà (parlare di aperture melodiche
mi pare eccessivo) che nella sua imprevedibile mutevolezza rende
interessante il concerto di un duo che ridefinisce il senso della
locuzione “tecnico del suono” (questi suonano chini sui loro
strumenti avvalendosi di fogli dove immagino siano “progettate” le
composizioni!).
Spente le macchine si ruota di 180 gradi per assistere all’evento
clou della serata. “Assistere” si fa per dire, perché la cortina di
duecento palloncini bianchi (il cui gonfiaggio e assemblaggio deve
aver rappresentato una performance di per sé) donerà al concerto dei
F:A.R. un effetto vedo-non vedo in linea con la particolarità del
gruppo. È dunque il momento della verità: se siamo venuti, dopo aver
assistito o sentito di mille reunion-pacco, è perché l’idea è quella
che un gruppo del genere sia irriducibile ad ogni nostalgia o
opportunismo, senza un canovaccio da recitare e privo di vecchie hit
da proporre nei bis con voce ormai stanca: non hanno nulla da
perdere e anche meno da guadagnare i F:A.R. e questo può essere il
loro punto di forza. Della performance basterebbe dire che quando si
conclude, dopo circa tre quarti d’ora, la percezione che ho è quella
di una durata ben più breve e che mi sarei goduto ancora a lungo;
in realtà il tutto dura il tempo del gin lemon di Guazzotti, per cui
in futuro sarà il caso di fornirgli quantomeno un bicchiere più
grande. Ben supportato da Grazia Stella e Germana Oliva, che si
occupano delle voci e delle cianfrusaglie presenti sul palco
(pentole, campanelli, una scassata sirena antiaerea…), il nostro si
dedica al laptop, ben integrato in un suono che resta tuttavia
fedelea quello materico e ruvido delle origini, e occasionalmente al
cantato, stando ben lontano dalle gigionerie alla MGZ e preferendo
un approccio più composto, salvo in un paio di momenti
significativi.
È
il caso di una declamazione veemente su tappeto di battiti sintetici
e fischi che farebbe impallidirei primi Disciplinatha (figurarsi
quelli di adesso…) e di una magistrale versione di Paraparapá
cantata affacciandosi fra i palloncini con tanto di bastone
sciamanico e urlando profezie da brividi (“è il nostro Genesis
P-Orridge” dice qualcuno e credo non si allontani molto dalla
verità).
Segnalati questi picchi resta da dire di un concerto comunque di
alto livello, fra momenti ipnotici al limite dalla catalessi e
rumorismi assortiti, testimonianza di una musica che non solo non ha
perso un grammo di attualità ma che ha il merito di essere suonata
con un’intensità rara. La conferma che cercavamo ma non speravamo di
ottenere, almeno a questi livelli.
ODRZ55 -
01 Dicembre 2017
Recensione
"Darkroom Magazine"
MAURIZIO BIANCHI + ODRZ
"MAUBIA55+ODRZ55"
(Show Me
Your Wounds Production/Luce Sia)
Time: CD (36:12)
Rating : 6
Collaborazione tra il decano della scena industrial
Maurizio Bianchi e il collettivo ODRZ, "MAUBIA55+ODRZ55" consta di
tre tracce di rumorismo duro e puro, con un occhio diretto agli anni
'80 ed alla old-school del settore e con l'altro (in maniera forse
anche indiretta) con uno sguardo al nonsense di marca giapponese.
Il primo pezzo è il più articolato dei tre, con una
base circolare simil-dub insistente su cui vengono posti a contrasto
rumorismi evocativi dal sapore metallico e stridente, creando
l'opposizione tra uno scorrimento lineare e uno spezzato e quasi
improvvisato, cui si va ad aggiungere una base ritmica che funge da
collante tra le parti. Con il secondo pezzo si passa a toni
analogici rudi, proposti in una stratificazione che crea un marasma
infuocato dove i rumori sembrano urlare vendetta, il tutto in
ricordo di certe provocazioni sonore del passato che lo stesso
Bianchi contribuì a mettere a punto.
La fase finale continua su motivi saturi e densi in
un sovraccarico tonale che ormai non è più osservabile da alcuna
angolazione particolare, trasformato in un coacervo da subire come
tante altre produzioni simili. Di sicuro non uno dei lavori migliori
per le due parti coinvolte, questo CD ha uno spirito estemporaneo:
parte con buone basi d'assemblaggio e finisce per naufragare in un
mood rumoristico non sorretto da temi specifici, né strutturato in
modo da poter essere seguito secondo una logica. Rimane viva la
maestria nel gestire il noise secco con riferimenti specifici agli
albori del genere, nonché una confezione più che originale creata
dall'unione di due pannelli di gomma colorata, fissati tra loro con
parti metalliche apribili. 290 le copie prodotte.
Michele Viali
http://www.odrz.org/
https://www.facebook.com/LuceSiaLabel/
ODRZ55 -
06 Novembre 2017
Recensione
"Rosa selvaggia"
MAURIZIO BIANCHI+ODRZ
MAUBIA55+ODRZ55
CD
(Show Me Your Wounds Production; Luce Sia)
Maurizio Bianchi e gli ODRZ uniscono le forze per questa uscita
limitata a 290 copie di lacerante industrial. L'album si dipana su
tre suite i cui cluster ad opera di Bianchi hanno subìto una
vigorosa rimasticazione del duo lombardo che ci ha costruito una
solida officina intorno, come da tradizione.
E così, le caratteristiche trame sonore di Maurizio attraversano i
singoli brani immerse in scrosci di metallo urlante, macchinari
infernali e frequenze fuori dallo spettro uditivo, che ti prendono
al cervello, creando un effetto di apocalisse e vuoto esistenziale a
un tempo.
La prima traccia ha dei loop quasi psichedelici che pervadono il
brano sino alla fine, infestati dai rumori più svariati, mentre la
successiva incarna la ruvidità del noise più aggressivo, a cui segue
la terza con nuovi loop riverberati e rumori usuranti sui quali si
innestano le dissonanti atmosfere di Bianchi che prevalgono intorno
a metà brano per poi reimmergersi nelle claustrofobiche atmosfere
metalmeccaniche.
Molto originale la confezione fatta di due
quadrati di pavimento gommoso uniti da quattro elementi metallici,
caratteristica ormai consueta degli ODRZ.
http://www.menstrualrecordings.org/maurizio_bianchi.htm
http://www.odrz.org
ODRZ55 -
29 Settembre 2017
Recensione
"Ver Sacrum"
CD prodotto da Luce Sia
Maurizio
Bianchi, spesso conosciuto come M.B., è da considerare una figura
leggendaria della musica industrial italiana: influenzato dai
Corrieri Cosmici e, in particolare, dai primi Tangerine Dream e dal
loro “Zeit”, il musicista milanese può essere considerato uno dei
capostipiti del genere.
Tutti l’industrial
italiano ha dovuto fare i conti con questa figura schiva e sfuggente
che ha poi intrapreso un percorso personale che lo ha portato ad
unirsi con i Testimoni di Geova. In ogni caso dischi comeSymphonie
for a Genocide – che parlava degli orrori dei campi di
concentramento – , Menses,Regel, Endometrio, Carcinosi e Armaghedon
sono ancora oggi delle pietre miliari e un punto di riferimento per
decine di sperimentatori.
Maurizio
Bianchi ha avuto delle grandi pause creative ma attualmente è ancora
attivo come dimostra questa collaborazione pubblicata dalle
etichette svizzere Luce Sia e Show Me Your Wounds insieme agli ODRZ.
Dico
subito che ci troviamo di fronte ad un grande disco che si presenta
con una colorata confezione in gomma grigio e rossa: insomma un
feticcio per collezionisti nela migliore tradizione industrial.
Il cd,
intitolato MAUBIA+ODRZ55 è composto da 3 brani in puro stile
industrial delle origini, quello di gruppi come Throbbing Gristle,
SPK, Whitehouse e delle stesso Maurizio Bianchi tanto per capirci.
e
ambientazioni e le atmosfere sono corrosive, parossistiche e da
suicidio: sembra la colonna sonora di un documentario
sull’Apocalisse. Le basi sonore sono state fornite da Maurizio
Bianchi su cui gli ODRZ hanno costruito una materia magmatica e
ribollente fatta di clangori metallici e materia incandescente.
Edizione strettamente limitata a 290 copie.
Caldamente consigliato a chi ama l’industrial italiano.
Disponibile presso il catalogo di Luce Sia al seguente link:
https://www.facebook.com/LuceSiaLabel/
.
“Evento-Tributo
a Claudio Rocchi” - 18 Giugno 2017
Recensione di Mauro Sabbione
"VIVA ITALIA" -
2017
Libro enciclopedico (con 4 CD), del giornalista russo
Dmitry Vasilyev, sulla scena musicale sperimentale
italiana, dal 1955 al 2015.
Anche ODRZ sono presenti.
Immagini dal libro:
01
02
03
04
05
ODRZ52 -
23 Giugno 2016
Recensione
"Darkroom Magazine"
ODRZ
"ODRZ52"
(Luce
Sia)
Time: MC
(30:00)
Rating :
7
Prolifico progetto attivo da ben quindici anni, ODRZ si muove
abilmente nei territori indefiniti della non-musica cercando di
superare le canoniche definizioni di industrial e noise con un suono
che riesce a passare dall'assalto frontale all'audio-astrattismo.
Forte di una lunga sequela di uscite in edizioni particolari e
tirature esigue, l'act italiano mette insieme questo nastro a
partire dai suoni e dalle atmosfere del live del 12 dicembre 2015,
concepito nel quindicesimo anno di vita del progetto. L'album si
snoda attraverso due lunghe tracce che sintetizzano il background
del combo sia sul piano creativo che su quello formativo.
Il primo pezzo prende quota lentamente con brutalizzazioni audio
inizialmente imperniate su frequenze alte, presto doppiate da
nervosismi più baritonali che portano verso un cumulo di macerie
elettrificate e metalliche, apripista di una continua e feroce
contorsione tonale che si appiana sul finire del brano.
La seconda traccia assume forme più lineari a fronte di una
concretizzazione noise che nasconde in seno suoni naturali e cenni
semi-melodici, per un impianto che conduce in uno stato di trance.
Nel gioco di ombre sonore si intravedono spettri, incubi e realtà
per un pezzo più orientato verso il noise-ambient, scevro dalla
violenta aggressività del suo predecessore.
Nonostante la sua età ODRZ è ad oggi un nome ancora da scoprire,
quasi una mosca bianca se paragonata alla realtà locale e nazionale,
apparendo piuttosto vicino alle distorsioni meccanizzate di stampo
estero con menzione particolare per i japanoisiers.
"ODRZ52" ha il sapore di una summa da cui poter partire per
conoscere questa interessante voce fuori dal coro.
Album edito solo su cassetta in una tiratura di 60 copie, arricchite
da un eccezionale packaging serrato da una catena di ferro la cui
apertura metterà a dura prova la pazienza dell'ascoltatore!
Michele Viali
https://www.facebook.com/LUCE-SIA-168848936784613/
ODRZ52 -
Maggio 2016
Recensione
"Rosa Selvaggia"
ODRZ
ODRZ52
Tape (luce Sia)
Dopo una nutrita serie di uscite in
gran parte sotto forma di CD e CDr (ma anche 7” in vinile e supporti
USB) prodotti in larga parte dalla norvegese TIBProd. ed inaugurata
nel 2003 con “ODRZ05”, la coppia di sperimentatori bergamaschi
approda alla sua prima cassetta grazie alla collaborazione con la
label elvetica specializzata Luce Sia, giunta alla sua tredicesima
uscita dopo un’ interessantissima sequenza di proposte nell’ambito
della “grey-area” italiana di vecchia e novella scuola.
C30 limitata a soli sessanta
esemplari, “ODRZ52” (che prosegue la tradizione del gruppo di
numerare progressivamente i suoi “dispacci” sonori) ci offre un
valido spaccato del visionario tratto noise-avanguardistico della
coppia orobica, da sempre attiva nella ricerca di ardite
sonorizzazioni di spazi ed oggetti non convenzionali. La frequenza
maligna su rumore bianco di “ODRZ52.A”, squassata da voci rabbiose
filtrate all’inverosimile, da il benvenuto nell’universo ODRZ,
evolvendosi, rinnovandosi ed avvitandosi continuamente a partire dal
minuto 3:46 in un vero e proprio “maelstrom” di devastanti
proporzioni nel quale perdersi irrimediabilmente fino al termine dei
suoi quindici minuti.
Giusto il tempo di premere “Play” sul
lato B per sorprenderci dell’inizio quasi soffuso di “ODRZ52.B”,
galleggiante su di un substrato di natura ambientale “sporcato” da
cosmici, seppur ruvidi, feedbacks che solo nei minuti finali tendono
ad alzare il livello delle ostilità sovrapponendosi a frequenze via
via più moleste.
ODRZ riescono nella non semplice
impresa di inserire una serie di spunti affatto scontati all’interno
del loro complesso mosaico rumoristico, fattore che sa fare una
certa differenza in un ambito altrimenti troppo facilmente
ripetitivo e spesso adagiato su pochi, prevedibili cliché.
Una nota speciale – infine – sulla
originalissima confezione del nastro, che vi constringerà con una
certa dose di crudeltà a spaccare la lucente catenella metallica
raccolta intorno alle bobine della cassetta. Se non è feticcio
industriale questo…!
(Oflorenz)
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